Coraline

A pochi giorni dal trasloco Coraline Jones conosce già tutto della sua nuova casa: i vicini strampalati, i dintorni con il vecchio campo da tennis abbandonato e il pozzo nascosto, il porcospino, il gatto nero e sa che nell’appartamento ci sono 153 cose blu, 21 finestre e 14 porte. Senza più sorprese Coraline si annoia.

E comincia a guardare più a fondo: negli angoli e dietro quella porta che dovrebbe dare su un muro di mattoni e invece magicamente si apre sul vuoto. Un posto senza nome tutto da esplorare!

Qui Neil Gaiman ci offre la possibilità di un viaggio nell’ignoto; abbiamo già in mano il biglietto, lui e’ pronto a strapparlo. Sta a noi varcare la soglia insieme alla sua giovane impavide eroina.

E io con lei attraverso.

Al di la’ , oltre il corridoio, in quello che a tutti gli effetti e’ un normale quanto orrorifico mondo del Sotto Sopra, i piccoli dettagli fanno la differenza. Tutto appare esattamente uguale alla realtà, anzi esattamente uguale a come vorremmo fosse la realtà, e le piccole distorsioni che dovrebbero far suonare un campanello dall’allarme le ignoriamo perché, fate attenzione, c’è un sortilegio in atto.

Migliorata e diversa quel tanto che basta per farci sentire ascoltati, ecco questa nuova difforme realtà, come se qualcuno ci avesse sentito esprimere i nostri desideri e TADA’, per magia eccoli esauditi uno per uno!

Così l’altra madre di Coraline cucina torte e l’altro padre e’ sempre presente.

I vicini di Coraline la chiamano Caroline e questo la fa arrabbiare: non conto le volte che nel libro lei specifica, invano, di chiamarsi Coraline.

Il Nome è importante: ci dice chi siamo e come siamo, a chi apparteniamo, una famiglia, e in quasi tutte le storie bisognerebbe stare bene attenti a non consegnarlo nelle mani del nemico: Chihiro, protagonista della Città Incantata rimane prigioniera di Yubaba, la strega del mondo degli spiriti, appena le rivela il suo nome.

Eppure o forse proprio per questo, nel mondo dietro la 14esima porta sarà proprio un Gatto senza Nome ad aiutare Coraline a ritrovare la strada di casa. Un fondamentale alleato felino.

Sono bellissime le parole miagolate dall’enigmatico gatto nero: “I gatti non hanno un nome- disse – voi persone avete il nome e questo perché non sapete chi siete. Noi sappiamo chi siamo perciò il nome non ci serve” “Mettere il nome ai gatti … è un’attività alquanto sopravvalutata. Tanto varrebbe mettere nome a una tromba d’aria” , come facciamo adesso con ogni uragano che si scatena sul globo, quasi a volerlo rendere più addomesticabile, in un vano tentativo di controllo.

Anche nella Storia Infinita per ricostruire il mondo c’è bisogno di gridare un Nome contro il Nulla che dilaga. Mi viene in mente l’atto di nominare come principio della creazione. E luce fu! Insomma vi capita mai di ripetere una parola tante volte fino a che non perde di senso? Se non ci fosse più qualcuno a chiamare le cose con un nome esisterebbero comunque? E nel nostro nome stiamo comodi in ogni momento della nostra vita?

Comunque non divaghiamo.

C’è un altro momento del libro in cui l’atto di nominare mi sembra fondamentale: proprio nelle prime pagine quando la mamma di Coraline le dice di disegnare quello che vede fuori dalla finestra per sfuggire alla Noia.

Ma fuori, anche se ancora non sappiamo leggerla per il nefasto indizio che è, il mondo e’ coperto di nebbia, cancellato da una coltre grigia che dissolve ogni cosa. Quindi Coraline scriverà una parola sul foglio, sola, in alto su un lato: NEBBIA, dimostrando una grande lucidità, impoetica così su due piedi.

Con questo piccolo gesto rivoluzionario Gaiman ci sta dicendo di non preoccuparci. La sua eroina affronterà la nebbia con coraggio e impedirà il dissolversi definitivo del suo mondo. Ma vi assicuro, la lotta sarà agghiacciante e pagina dopo pagina il libro vi catturerà, anche voi non più tanto bambini sentirete scorrere qualche brivido sulla schiena e tremerete alla vista di una ragnatela. O almeno lo spero !

Voglio chiudere scrivendo le parole che Gaiman cita all’inizio del suo libro, citando G.K. Chesterton:

“Le fiabe dicono più che la verità. e non solo perché raccontano che i draghi esistono, ma perché affermano che si possono sconfiggere”

Illustrazione di DAVE MCKEAN
Illustrazione di DAVE MCKEAN
Illustrazione di DAVE MCKEAN

Buona Lettura

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